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Due antichi templi pagani e una chiesa cristiana
Alba Fucens conserva molte rovine romane, ma esistono due edifici che sono completamente scomparsi. Sono due antichi Templi, di cui uno dedicato ad Apollo, che dominavano l'urbe da due colline. Solo al posto del Tempio di Apollo oggi sorge la chiesa di San Pietro, che si è sostituita ad esso, annientandolo e utilizzando i suoi resti. Il Tempio possedeva una grande alchimia con l'ambiente, essendo interamente dedicato al Sole e al suo nascere. La stessa città dal nome di "Alba Fucens" era un inno al Dio Sole.

Inizialmente il Tempio fu sostituito da una chiesa paleocristiana, che poi mutò col trascorrere del tempo mantenendo lo stile romanico del XII secolo. Purtroppo il terremoto del 1915 la distrusse completamente lasciando liberi ancora i resti del Tempio di Apollo, come se fosse risorto dopo centinaia d'anni, si può dire che il Tempio ha "rivisto la luce del Sole". Il Tempio fu la base per la ricostruzione della nuova chiesa che è visibile oggi. Molti elementi sono rimasti fortunatamente originali, come alcune colonne, l'ambone, il portale del 1130 contenente simboli a "spirale" e le statue antropomorfe dell’archivolto.

la cripta si trova sotto l’abside ed è raggiungibile percorrendo una ripida scala.

In tutta la chiesa vi sono raffigurati simboli pagani mostruosi, mascheroni, animali e fiori.

La misteriosa simbologia dell'ambone
L’ambone è molto particolare. Risalente al 1215 ha doppia rampa e doppio lettorino pentagonale, con un terzo separato. E' ricco di simboli, vi è l’Aquila (Apostolo Giovanni) che sa vedere oltre l’occhio umano. capitale dell'invidia.

 

Presenza di Templari?
La chiesa fu proprietà dei monaci benedettini, coloro che avevano un particolare rapporto con i templari anche se non si hanno documenti che provino che fossero stati proprio qui. Vi è però un simbolo che potrebbe avvalorare l'ipotesi e cioè la presenza di una rosa insieme ad altri due simboli, una croce e l'Agnello. La rosa da sempre è stata considerata un simbolo mistico sacro ai cavalieri del Tempio, perchè raffigurante il sangue di Cristo, il Graal, il femminino sacro. A volte viene identificata con la Madonna, a volte con la Maddalena stessa. I Rosacroce sono uno dei gruppi cristiani-templari più esoterici della storia cristiana.


Qual'era l'altra divinità?
Il Tempio risale al IV secolo a.C. e oltre ad Apollo vi era venerata un’altra divinità ignota perchè nulla è rimasto perchè possa essere identificata. Di Apollo invece si è certi per via dell’iscrizione sulle mura a lui dedicata. Quale sarà stata l’altra divinità? Diana dea della Luna? Il Dio del Sole non veniva rappresentato facilmente insieme al suo lato opposto. Potrebbe essere invece Dafne che amò perdutamente. A noi piace pensare romanticamente alla Luna, misteriosa e in questo caso svanita. Dopotutto il sorgere del Sole era il momento del tramonto della Luna, scomparsa di fronte al sole splendente di Apollo, proprio come in questo Tempio.


Il Tempio gemello
Si trovava (perchè oggi completamente scomparso) sul colle Pettorino da cui il nome perché si ignora a quale divinità era dedicato. Gemello di quello su cui oggi sorge San Pietro, risale al IV secolo a.C.

Il Castello di Roccascalegna e la leggenda del ‘diritto alla prima notte’

 

 

roccascalegna

Se vi capita di fare un giro nelle Terre dei Trabocchi, e scegliete un itinerario collinare, sarete di certo attratti dal maestoso Castello di Roccascalegna, che sovrasta la collina tra il Sangro e l’Aventino.

Teatro di grande suggestione, è capace di attrarre i visitatori sia da un punto di vista naturalistico e ambientale che architettonico e culturale. Forse non tutti sanno, però, che intorno al Castello di Roccascalegna – la Rocca, come lo chiamano gli abitanti del comprensorio – aleggia una leggenda ricca di fascino e mistero, ma dai risvolti un po’ inquietanti e ‘prepotenti’.

 

Proprio nel Castello arroccato, infatti, pare che nel 1646 il Barone Corvo De Corvis ripristinò la prassi dello ”Jus Primae Noctis” (risalente al Medioevo) secondo la quale ogni novella sposa del Feudo era costretta a passare col ‘signorotto’ la prima notte da ‘maritata’. Il signorotto, in pratica, aveva il ‘diritto sulla prima notte’ e né la neosposa, né il novello marito potevano opporsi alla sua volontà.

Un marito particolarmente passionale – e geloso – tuttavia, avrebbe messo fine a questa prepotente pratica; travestitosi da sposa e presentatosi al cospetto del signorotto, infatti, lo avrebbe accoltellato nel letto.

Una leggenda che nel castello ha lasciato un’impronta ‘visibile’, almeno a sentire il racconto degli anziani. Si narra infatti che il Barone morente abbia poggiato una mano insanguinata sulla torre d’ingresso, lasciandovi un’impronta. Anche lavandola via, pare che questa ricomparisse sempre.

 

La torre è crollata nel 1940, ma ancora oggi ci sono persone anziane che giurano di aver visto la “mano di sangue” anche dopo il crollo.

Dal 1700 il Castello di Roccascalegna ha conosciuto tre secoli di abbandono, nei quali è stato preda delle intemperie e dei saccheggi della popolazione locale, sino alla donazione al Comune di Roccascalegna, avvenuta nel 1985, da parte dell’ultima famiglia feudataria, quella dei Croce Nanni. Immediatamente sono iniziati i lavori di restauro che hanno riportato il Castello di Roccascalegna al suo antico splendore nel 1996. Da allora il Castello è teatro di mostre e manifestazioni culturali, diventando meta turistica tra le più apprezzate. E’ aperto al pubblico il fine settimana durante l’anno e tutti i giorni nei mesi di luglio e agosto.

La rievocazione dello “Jus Primae Noctis” a Guardiagrele

Quanto allo “Jus Primae Noctis”, c’è un’altra testimonianza del fatto che fosse una consuetudine non così rara. A Guardiagrele, infatti, ad agosto si svolge una manifestazione per raccontare, in chiave divertente e ironica, quest’antica pratica. Spettacoli di animazione di strada, musica medioevale, sbandieratori, artigianato nei vari quartieri, mostre di armi e strumenti medioevali, cene ed intrattenimenti a tema fanno da cornice alla rappresentazione, che mima proprio la prepotenza del signorotto, la rassegnazione della sposa e, alla fine, la ribellione del popolo.

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